La Russia di Dostojevskij si fondava su'un aristocrazia terriera assenteista, propensa a consumare le proprie rendite piuttosto che investire per ottenere miglioramenti e modernizzazioni del sistema produttivo.
I contadini relegati al ruolo di servi subivano parallelamente l'introduzione di strutture economiche a loro sconosciute, che tuttavia venivano strumentalizzate a loro sfavore e contribuirono ad accelerare il processo di disgregazione del paese attraverso una rottura dei vecchi equilibri non accettata dal popolo.
In un quadro di questo genere è celebre la citazione presente nel libro:
"bruci l'intero mondo purchè io stia bene"
Da questo punto di vista diventa comprensibile la critica dell'autore verso la scienza e la tecnica occidentali che vengono presentate come degenerazioni razionalistiche capaci di trasformare la società russa in una società capitalista. La sua risposta è tuttavia utopistica: la realizzazione di una rigenerazione autenticamente cristiana della società e la realizzazione della società russo-ortodossa.